venerdì 20 marzo 2009

Poveri Sacco E Vanzetti E Poveri Noi


La notizia è arrivata dalla nostre parti sotto forma di un lancio dell’agenzia Ansa. Poche e stringate righe, ma di quelle che lasciano l’amaro in bocca. Poche righe pesanti come macigni, incomprensibili e imperscrutabili come i misteri dell’animo umano. Dunque: sabato 21 marzo, a Torremaggiore, in provincia di Foggia, né l’associazione che porta il nome di ‘Sacco e Vanzetti’ né Maria Fernanda Sacco, nipote di Nicola, né Giovanni Vanzetti, nipote di Bartolomeo, parteciperanno al gemellaggio tra il comune pugliese e Villafalletto, paese natale di ‘Trumlin’ Vanzetti. Fa male, male davvero, vedere che siamo capaci di dividerci su tutto, finanche nel ricordo di coloro che morirono innocenti sulla sedia elettrica il 23 agosto del 1927 nel carcere di Charlestown, in Massachusetts, dopo un processo burla e sette anni di detenzione. Allora il mondo si divise: martiri in Europa, assassini in America. E oggi, a trent’anni dalla loro totale riabilitazione, avvenuta il 23 agosto del 1977, per volontà del governatore del Massachussetts Michael Dukakis allorché pronunciò la celeberrima frase: “Ogni stigma e onta venga per sempre cancellata dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, dai nomi delle loro famiglie e discendenti”, ebbene, dicevamo, oggi torniamo a dividerci. Il motivo? Lo spiega Matteo Marolla presidente dell’associazione ‘Sacco e Vanzetti’ il quale giustifica la scelta (grave) di non partecipare al gemellaggio in virtù dell’omissione (grave) commessa dagli organizzatori che si ‘sono dimenticati’ di coinvolgere nell’organizzazione l’associazione stessa e i nipoti viventi dei due martiri: Maria Fernanda Sacco e Giovanni Vanzetti.

Sostiene Marolla: “I parenti sono stati ignorati completamente, salvo poi invitarli all'ultimo momento”. Inutile andare a cercare le colpe o evidenziare le possibili mancanze e il poco tatto di chi ha organizzato la manifestazione. Resta il fatto che sabato a Torremaggiore, con la delegazione di Villafalletto, l’atto di gemellaggio che simboleggia l’amicizia e il legame tra due Comuni e due comunità, e lo simboleggia nei principi più nobili e alti espressi dal sacrifico dei due anarchici italiani, avverrà all’insegna delle polemiche e delle divisioni. Possibile, ci si domanda, che noi italiani siamo sempre così bravi nel trovare la pagliuzza che ci divide e bravissimi nell’ignorare la trave che ci unisce? Evidentemente si, è possibile. Chi è cresciuto e ha tratto linfa vitale dalla tragica storia di Sacco e Vanzetti, chi si è commosso vedendo il film di Giuliano Montaldo con le straordinarie interpretazioni di Gian Maria Volontè (Vanzetti) e Riccardo Cucciolla (Sacco) e si è emozionato ascoltando la ballata di John Baez, non può che trasecolare di fronte a queste divisioni. Davanti al suo accusatore, Bartolomeo Vanzetti disse: “Mai, vivendo l’intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini. Il fatto che ci tolgano la vita, la vita di un buon operaio e di un povero venditore ambulante di pesce è tutto. Questo momento è nostro, quest’agonia è la nostra vittoria”.

Tolleranza, giustizia e comprensione fra gli uomini. Più o meno sono le stesse parole usate dal presidente Matteo Marolla, il quale, nello spiegare il diniego a partecipare sabato alla cerimonia, si augura che “non si verifichino mai più episodi di discriminazione e di intolleranza”, frase indirizzata, ovviamente, agli organizzatori del gemellaggio. Giova ricordare che Nicola Sacco, 36 anni, terminò di vivere alle ore 0.19 del 23 agosto 1927. Bartolomeo Vanzetti, 39 anni, che si avviò verso la sedia elettrica con passo deciso e uno sguardo beffardo di sfida stampato sul volto dicendo 'anduma' a chi andò a prenderlo in cella, morì sette minuti più tardi. Nessuna polemica, davvero, nei confronti di nessuno. Ma se anche Sacco e Vanzetti, vittime dell’intolleranza più bieca, dell’emarginazione e dell’odio dividono gli uomini che si incontrano nel loro ricordo, a cosa possiamo ancora credere?

Gianpiero Ferrigno
targatocn.it

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