domenica 11 ottobre 2009

Il Discorso Di Fernanda Sacco Alla Loyola University Of Chicago A Roma

Sono l’ultima nipote di Nicola Sacco, perciò ho tanto a cuore ogni partecipazione. La vostra iniziativa oggi, come tante altre, ha uno scopo preciso:

Bisogna salvare il ricordo di Sacco e Vanzetti.

Salvare la loro storia significa sottrarre alla devastazione del tempo quello che essi sono stati; significa non cancellare il ricordo del loro martirio.

Dobbiamo ricordarli!

E ricordarli significa immettere quell’atroce passato non solo nella mente, ma nella nostra coscienza, nelle nostre esperienze di vita, per non ripetere le ingiustizie commesse.

E’ un passato lontano che vogliamo conservare e non vogliamo assolutamente dimenticare; un passato doloroso intriso di grandi violazioni, che hanno superato ogni limite della dignità umana: la libertà, il rispetto, la giustizia.
Questo caso ci ha dato la misura dell’inganno della giustizia americana e delle ferree regole sociali, su cui era fondata la società dei Potenti. L’America viveva in una situazione di condizionamento psicologico, alimentato da una cultura dei sospetti; era un isterismo contro i rossi e gli stranieri; un razzismo sacrificale che portò alla morte due innocenti, due miseri operai sfuggiti alla miseria dei primi anni del 900, dalla loro Patria, in cerca di lavoro e di una vita migliore. Trovarono la morte; una morte voluta.

Gardner Jachons così scriveva:

“La vostra esecuzione è uno dei crimini più neri della storia dell’Umanità”.

E voi carissimi, non potevate scrivere un titolo più bello:

“Sacco e Vanzetti Vivono”

E quello che voi avete fatto, non è solo il ricordo, ma la presentazione di due persone a noi care:

“Nicola e Bartololo”

che stanno in mezzo a noi da 82 anni, per dirci che la pace, l’amore, la tolleranza, devono essere radicati in ogni essere umano.

Purtroppo oggi i valori della solidarietà e dell’accoglienza sono sottoposti a forti stress e non accettiamo quei flussi migratori che rendono normale una società multietnica. L’intolleranza riaffiora pericolosamente, giustificata però nei confronti di chi arriva per delinquere e non per migliorare la propria vita col lavoro.

Ai giovani voglio dire:

fate in modo che i due martiri siano sempre presenti nel vostro cuore e da questo avvenimento sia di monito, affinché possiate mettere in campo una cultura di non violenza, una cultura di amore e di rispetto per l’altro. Voglio concludere il mio breve intervento con le parole di Sant’Agostino:

“Nel sangue dei martiri, c’è il senso della libertà”.

Ma che sia una libertà costruttiva, una libertà creativa e non una libertà persecutrice.

Fernanda Sacco
29 settembre 2009
 
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