martedì 6 marzo 2012

I Giovani Di Nick. Fernanda Sacco: “Ma Torremaggiore S’è Dimenticata Di Lui”


Torremaggiore – “TORREMAGGIORE è vacua, spenta, disinteressata. Ma il ricordo di zio Nicola rivive in questi ragazzi”. Fernanda Sacco è l’ultima rimasta di una famiglia numerosa, troncata dal tempo e dal dolore, eppure mai prona. Quarant’anni di insegnamento elementare, dopo essere entrata nella scuola che ne aveva appena 21, e quel cognome così diffuso nel Tavoliere eppure così benedettamente oberoso: Sacco. Come Nick, meglio Nicola, meglio Ferdinando Nicola, inchiodato alla croce della morte da una giustizia sbarazzina e corrotta in una notte agostana del lontano 1927.

IL FILM. Dell’anarchico pugliese, eternificato da Riccardo Cucciola (nel film ‘Sacco e Vanzetti’, anno 1971, regia Giuliano Montaldo. Cucciolla vinse la palma d’oro del Festival di Cannes come miglior attore. Gian Maria Volonté, invece, prestò il volto a Bartolomeo Vanzetti), Fernanda è la nipote (era suo zio, fratello da parte paterna, come rivela il cognome) e custode della memoria. Per ricordare, insieme, l’uomo e l’idea, con l’ex sindaco Matteo Marolla ed un gruppo di volontari, nel 2007 tirò su l’Associazione Sacco e Vanzetti. Quella che, oggi, funge da sistema centrale per l’organizzazione del ‘Sacco e Vanzetti Memorial Day’ e punto d’irradiazione per la diffusione del credere di Nick.

L’ASSOCIAZIONE, LA DIMORA. Un nucleo più forte dei monsoni della crisi, piantato nel cuore del centro storico del paese dell’alto Tavoliere, a pochi passi dal Castello ducale ed altrettanti dal Duomo e dal Comune, che, oggi, ha schiuso le porte ad una ventina di studenti dell’Istituto Einaudi di Foggia. Una giornata satura d’emozioni, impregnata di passione addirittura fino alle lacrime. Il castello, l’associazione, la casa natale di Nick, ammodernata e imborghesita, poco novecentesca, disturbata da un cartello di ‘vendesi’ che la dice lunga. “Mai – spiega a Stato la Sacco – abbiamo registrato la volontà da parte dell’amministrazione comunale di acquistare o rivalutare la casa”. Che, dunque, è ufficialmente all’asta della storia. Evidentemente poco golosa, se è vero, come ci spiega Michele Ametta, altro esponente dell’Associazione, che la dimora è sempre chiusa e nessuno, in paese, sa granché sui suoi proprietari.

L’OBELISCO. “Voglio raccontarvi una storia – racconta Fernanda ai ragazzi – Voglio raccontarvi di quando mio zio, per ordine del fascismo, non poteva avere neppure una foto sulla lapide. Voglio raccontarvi di quando, di straforo, ogni primo maggio qualcuno scavalcava il muro di recinzione per depositare un mazzo di fiori rossi. Voglio raccontarvi di Torremaggiore, e di vent’anni in cui ho pregato le amministrazioni di concedermi 50 cm per una nuova sepoltura per zio Nicola, riuscendoci solo grazie a Matteo Marolla”. Gli occhi le si fanno lucidi. Su Fernanda pendono delusioni e sconfitte. Un paese che ha cercato di affossare la memoria di un concittadino. Alle sue spalle, mentre recita il copione del ricordo, l’obelisco nero che recita l’assioma del perdono del Governatore del Massachusset Michael Dukakis. Quello che la Nazione più potente del mondo invoca alle famiglie dei due italiani. “Dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, dai nomi delle loro famiglie e dei discendenti e dal nome dello stato del Massachussets”.

“L’insegnamento della vita di mio zio è un qualcosa che ha ancora un fortissimo senso diffondere”, chiosa, a cappello. Poi sono abbracci, emozione, generazioni di diversi che Ferdinando Nicola Sacco, inconsapevolmente, ha unito.

p.f.
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