mercoledì 28 ottobre 2009

TeleBlu - Servizio Premio Puglia 2009


domenica 25 ottobre 2009

Lontani Da Casa Ma Con La Puglia Nel Cuore

Al teatro del Fuoco a Foggia il consiglio generale dei pugliesi nel mondo

Eccoli, i pugliesi nel mondo. Quelli che si sono lasciati alle spalle le storie di miserie e povertà che hanno costretto i loro genitori a lasciare le loro (e nostre) terre per costruirsi un’altra vita altrove. Spesso migliore e piena di possibilità. Negli Stati Uniti, in Canada e Australia, oppure nord Europa, sono ancora così pieni di amore per l’Italia da conoscere almeno un po’ la lingua e forse un po’ più i dialetti. I rappresentanti dei pugliesi nel mondo, riuniti nel Consiglio generale dei pugliesi nel mondo, un organo della Regione Puglia, si sono ritrovati l’altra sera al teatro del Fuoco a Foggia, per la consegna dei Premi Puglia 2009, attribuiti a pugliesi o discendenti di pugliesi che si siano distinti all’estero nei loro campi di attività. Uno degli impegni di Elena Gentile, assessore alle politiche per le migrazioni, quello di ricucire i rapporti di una comunità che conta migliaia di esponenti in tutto il mondo e di far emergere le eccellenze di chi conduce una vita lontano da casa. Sul palco sono saliti Patrizia Tishia Sasha Carruozzo, australiana di Adelaide, genitori originari di Castelluccio Valmaggiore, impegnata come attrice e in radio a valorizzare la cultura italiana, con un’attenzione particolare per le comunità pugliesi. Daniele Stea ha ritirato il premio al posto del padre Baldassarre, nato ad Adelfia e residente a Tucson in Arizona, dove oltre a essere primario del reparto di radiologia e oncologia, e anche docente universitario. Il giovane si è cimentato nella lettura in italiano di un messaggio del padre. Non ha avuto bisogno di supporti naturalmente Francesco Draisci, architetto poco più che quarantenne, da anni oramai a Londra con la sua famiglia e con i suoi fratelli, mentre mamma e papà sono rimasti a Cerignola: «lasciate andare i vostri figli - ha detto al pubblico il giovane architetto - se non riescono ad esprimere qui la loro creatività, le loro potenzialità». Ha toccato un tasto dolente, Draisci, quello della necessità di emigrare ancora, oggi come cento anni fa, senza valigie di cartone ma con una testa piene di idee che qui non si riescono a far crescere. Premiata anche l’immunologa Adele Caterino de Araujo, brasiliana di origini coratine e l’artista cerignolano Michele Loconte. Un riconoscimento alla memoria a Elvira Catello Perrini, nata a Locorondo nel 1888, morta a New York nel 1979, pacifista e anarchica. Il premio è stato ritirato dal figlio Elio. Anarchica come Nicola Sacco di Torremaggiore, bruciato dalla sedia elettrica, premio alla memoria. C’era la nipote Maria Fernanda Sacco, ancora residente a Torremaggiore, che non ha voluto ritirare il premio consegnatole da un assessore dell’attuale amministrazione del piccolo centro ma che lo ha accettato dall’attore Michele Placido in nome dell’associazione che porta il nome dello zio e «sostiene in tutto il mondo gli ideali della pace e contro la pena di morte». Premio alla memoria anche per Matteo Salvatore, ricordato dal gruppo di Apricena «I Giroller», che si sono esibiti insieme all’orchestra di fiati «Leonard Falcone Brass Quintet».

Stefania Labella
La Gazzetta Del Mezzogiorno
25 Ottobre 2009

sabato 24 ottobre 2009

mercoledì 21 ottobre 2009

Premio Puglia 2009 Alla Memoria Per Nicola Sacco

Il 23 ottobre 2009 alle ore 18:00 presso il “Teatro Del Fuoco” a Foggia, sarà consegnato dal Consiglio generale dei pugliesi nel mondo un premio alle memoria per Nicola Sacco l’anarchico italiano arrestato, processato e giustiziato sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni Venti, insieme a Bartolomeo Vanzetti. A ricevere il premio dello zio Nicola sarà la nipote Fernanda Maria Sacco e l’Associazione Sacco e Vanzetti di Torremaggiore.

Alla cerimonia parteciperà come ospite d’onore l’attore e regista Michele Placido che si esibirà in una delle sue perfomance artistiche.

Il Consiglio generale dei pugliesi nel mondo è un organismo della Regione Puglia composto da 60 rappresentanti delle comunità pugliesi in Europa, Nord America, Sud America, Africa e Australia e presieduto dal Presidente della Regione Nichi Vendola.

domenica 11 ottobre 2009

Il Discorso Di Fernanda Sacco Alla Loyola University Of Chicago A Roma

Sono l’ultima nipote di Nicola Sacco, perciò ho tanto a cuore ogni partecipazione. La vostra iniziativa oggi, come tante altre, ha uno scopo preciso:

Bisogna salvare il ricordo di Sacco e Vanzetti.

Salvare la loro storia significa sottrarre alla devastazione del tempo quello che essi sono stati; significa non cancellare il ricordo del loro martirio.

Dobbiamo ricordarli!

E ricordarli significa immettere quell’atroce passato non solo nella mente, ma nella nostra coscienza, nelle nostre esperienze di vita, per non ripetere le ingiustizie commesse.

E’ un passato lontano che vogliamo conservare e non vogliamo assolutamente dimenticare; un passato doloroso intriso di grandi violazioni, che hanno superato ogni limite della dignità umana: la libertà, il rispetto, la giustizia.
Questo caso ci ha dato la misura dell’inganno della giustizia americana e delle ferree regole sociali, su cui era fondata la società dei Potenti. L’America viveva in una situazione di condizionamento psicologico, alimentato da una cultura dei sospetti; era un isterismo contro i rossi e gli stranieri; un razzismo sacrificale che portò alla morte due innocenti, due miseri operai sfuggiti alla miseria dei primi anni del 900, dalla loro Patria, in cerca di lavoro e di una vita migliore. Trovarono la morte; una morte voluta.

Gardner Jachons così scriveva:

“La vostra esecuzione è uno dei crimini più neri della storia dell’Umanità”.

E voi carissimi, non potevate scrivere un titolo più bello:

“Sacco e Vanzetti Vivono”

E quello che voi avete fatto, non è solo il ricordo, ma la presentazione di due persone a noi care:

“Nicola e Bartololo”

che stanno in mezzo a noi da 82 anni, per dirci che la pace, l’amore, la tolleranza, devono essere radicati in ogni essere umano.

Purtroppo oggi i valori della solidarietà e dell’accoglienza sono sottoposti a forti stress e non accettiamo quei flussi migratori che rendono normale una società multietnica. L’intolleranza riaffiora pericolosamente, giustificata però nei confronti di chi arriva per delinquere e non per migliorare la propria vita col lavoro.

Ai giovani voglio dire:

fate in modo che i due martiri siano sempre presenti nel vostro cuore e da questo avvenimento sia di monito, affinché possiate mettere in campo una cultura di non violenza, una cultura di amore e di rispetto per l’altro. Voglio concludere il mio breve intervento con le parole di Sant’Agostino:

“Nel sangue dei martiri, c’è il senso della libertà”.

Ma che sia una libertà costruttiva, una libertà creativa e non una libertà persecutrice.

Fernanda Sacco
29 settembre 2009

venerdì 2 ottobre 2009

Kento feat. Hyst - Sacco O Vanzetti (Director Elena Fiorenzani)


KENTO
SACCO O VANZETTI: IL VIDEOCLIP
Regia di Elena Fiorenzani

Uno spazio semiabbandonato in bilico tra il carcere e il centro sociale. È il luogo in cui si aggirano le presenze di coloro che presero parte a quel balletto macabro che si consumò negli anni ’20 e che portò alla morte sulla sedia elettrica due innocenti perché anarchici, perché italiani, perché immigrati: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.

Il rapper calabrese Kento, ispirandosi a questa vicenda e agli omaggi che tutte le forme d’arte hanno tributato a Nick e Bart, ha posto l’attenzione sulle loro differenze nell’affrontare il destino condiviso:
“Puoi scegliere di rifiutare del tutto ciò che non puoi affrontare, di sputare con disprezzo su quel muro e poi voltargli le spalle. O puoi scegliere di combattere fino alla fine, di prenderlo a martellate anche se sai che non potrai mai abbatterlo o scalfirlo. Ai giudici che – comunque e in ogni caso - ti condanneranno puoi opporre la tua dialettica più veemente. O semplicemente il silenzio. Puoi assomigliare a Nicola Sacco, o a Bartolomeo Vanzetti. Puoi renderti conto che, in vari momenti della tua vita, sei stato uno dei due e che, in fondo al tuo essere, convivono entrambi” (Kento).

Partendo da questa premessa la regista Elena Fiorenzani ha realizzato un videoclip in cui Kento si fa interprete di entrambe le istanze: da un lato Kento/Vanzetti carcerato ma ancora vivo in carne e ossa, che tenta disperatamente di resistere alla manipolazione della realtà combattendo con la parola, unico mezzo rimasto a sua disposizione; dall’altro Kento/Sacco, interamente bianco, già fantasma di se stesso prima ancora di essere giustiziato, che rifiuta il confronto con un giudizio già scritto chiudendosi in una sorta di ostinato mutismo.

Il videoclip è strutturato in una forma in cui passato e presente convivono in un gioco di visioni e rimandi.
Se infatti da un lato si mantengono dei riferimenti storici (trucco e costumi), dall’altro la vicenda è attualizzata attraverso la scelta della location (il centro sociale Forte Prenestino di Roma) e la sottolineatura registica della drammatica attualità del caso, nel contesto espressivo contemporaneo del rap di Kento.

Il testo della canzone:

Rit: Quando il tuo destino viene a farti visita
Che fare? Che fare?
Sei pronto a dare tutto sapendo che non c’è rivincita?
Restare a lottare?

Voce come luce, ma se non c'è più calore
L'urlo blocca le parole, causa eclissi di sole.
Sacco Nicola, provenienza il meridione
Destinazione morte e nel frattempo la prigione.
Dentro quattro mura anche i pensieri chiusi a chiave.
Da ‘sta serratura neanche l'aria può passare
Quando ho paura chiudo gli occhi e vedo il mare,
Sogno il cielo la mia terra e la mia donna da baciare.
Sogno ali di farfalle per passare tra le sbarre,
Mani di titani per piegarle.
Vorrei la forza per un nuovo capitolo,
Se ognuno dei miei passi non portasse al patibolo.
Anarchico e straniero, non assassino,
Lo sa perfino il giudice che ha scritto il mio destino.
Ed io ho scritto sul muro, a lettere nere:
"La giustizia non fa parte di un sistema di potere".

Rit.

Voce come bomba, se la verità che abbiamo
Spezza il braccio teso nel saluto romano.
Vanzetti Bart, sono colpevole
Di odiare l'ingiustizia del sistema e le sue regole.
Di essere italiano, anarchico, emigrante,
Sindacalista, antifascista, militante.
E la mia gente non si scorda più il passato
Con me presenta il conto di ogni secondo sprecato
A lavorare in nero come schiavi del padrone,
In file senza fine negli uffici immigrazione.
Signor giudice, è tutta una montatura!
L’ho vista quella penna che tremava di paura.
Scriveva una condanna che è la nostra vittoria,
Scriveva i nostri nomi sui libri di storia,
E tutti quanti ora lo devono sapere:
"La giustizia non fa parte di un sistema di potere".

Rit

Ma non me ne importa se importa a te
Potessi respirare ancora il tuo odore
il tuo odore
È per una causa che non ha colore non ha nome
Ora ha un nome
Ma ora ha un nome

giovedì 1 ottobre 2009

 
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