venerdì 2 ottobre 2009

Kento feat. Hyst - Sacco O Vanzetti (Director Elena Fiorenzani)


KENTO
SACCO O VANZETTI: IL VIDEOCLIP
Regia di Elena Fiorenzani

Uno spazio semiabbandonato in bilico tra il carcere e il centro sociale. È il luogo in cui si aggirano le presenze di coloro che presero parte a quel balletto macabro che si consumò negli anni ’20 e che portò alla morte sulla sedia elettrica due innocenti perché anarchici, perché italiani, perché immigrati: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.

Il rapper calabrese Kento, ispirandosi a questa vicenda e agli omaggi che tutte le forme d’arte hanno tributato a Nick e Bart, ha posto l’attenzione sulle loro differenze nell’affrontare il destino condiviso:
“Puoi scegliere di rifiutare del tutto ciò che non puoi affrontare, di sputare con disprezzo su quel muro e poi voltargli le spalle. O puoi scegliere di combattere fino alla fine, di prenderlo a martellate anche se sai che non potrai mai abbatterlo o scalfirlo. Ai giudici che – comunque e in ogni caso - ti condanneranno puoi opporre la tua dialettica più veemente. O semplicemente il silenzio. Puoi assomigliare a Nicola Sacco, o a Bartolomeo Vanzetti. Puoi renderti conto che, in vari momenti della tua vita, sei stato uno dei due e che, in fondo al tuo essere, convivono entrambi” (Kento).

Partendo da questa premessa la regista Elena Fiorenzani ha realizzato un videoclip in cui Kento si fa interprete di entrambe le istanze: da un lato Kento/Vanzetti carcerato ma ancora vivo in carne e ossa, che tenta disperatamente di resistere alla manipolazione della realtà combattendo con la parola, unico mezzo rimasto a sua disposizione; dall’altro Kento/Sacco, interamente bianco, già fantasma di se stesso prima ancora di essere giustiziato, che rifiuta il confronto con un giudizio già scritto chiudendosi in una sorta di ostinato mutismo.

Il videoclip è strutturato in una forma in cui passato e presente convivono in un gioco di visioni e rimandi.
Se infatti da un lato si mantengono dei riferimenti storici (trucco e costumi), dall’altro la vicenda è attualizzata attraverso la scelta della location (il centro sociale Forte Prenestino di Roma) e la sottolineatura registica della drammatica attualità del caso, nel contesto espressivo contemporaneo del rap di Kento.

Il testo della canzone:

Rit: Quando il tuo destino viene a farti visita
Che fare? Che fare?
Sei pronto a dare tutto sapendo che non c’è rivincita?
Restare a lottare?

Voce come luce, ma se non c'è più calore
L'urlo blocca le parole, causa eclissi di sole.
Sacco Nicola, provenienza il meridione
Destinazione morte e nel frattempo la prigione.
Dentro quattro mura anche i pensieri chiusi a chiave.
Da ‘sta serratura neanche l'aria può passare
Quando ho paura chiudo gli occhi e vedo il mare,
Sogno il cielo la mia terra e la mia donna da baciare.
Sogno ali di farfalle per passare tra le sbarre,
Mani di titani per piegarle.
Vorrei la forza per un nuovo capitolo,
Se ognuno dei miei passi non portasse al patibolo.
Anarchico e straniero, non assassino,
Lo sa perfino il giudice che ha scritto il mio destino.
Ed io ho scritto sul muro, a lettere nere:
"La giustizia non fa parte di un sistema di potere".

Rit.

Voce come bomba, se la verità che abbiamo
Spezza il braccio teso nel saluto romano.
Vanzetti Bart, sono colpevole
Di odiare l'ingiustizia del sistema e le sue regole.
Di essere italiano, anarchico, emigrante,
Sindacalista, antifascista, militante.
E la mia gente non si scorda più il passato
Con me presenta il conto di ogni secondo sprecato
A lavorare in nero come schiavi del padrone,
In file senza fine negli uffici immigrazione.
Signor giudice, è tutta una montatura!
L’ho vista quella penna che tremava di paura.
Scriveva una condanna che è la nostra vittoria,
Scriveva i nostri nomi sui libri di storia,
E tutti quanti ora lo devono sapere:
"La giustizia non fa parte di un sistema di potere".

Rit

Ma non me ne importa se importa a te
Potessi respirare ancora il tuo odore
il tuo odore
È per una causa che non ha colore non ha nome
Ora ha un nome
Ma ora ha un nome
 
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