venerdì 6 agosto 2010

Appelli Per Faith Aiworo, Deportata Dall'Italia E Imprigionata In Nigeria

Quest'anno la veglia del 23 agosto sarà dedicata al rientro di Faith Aiworo in Italia. Di seguito pubblichiamo l'appello di Sofia Colmo:

Dopo la deportazione in Nigeria di Faith Aiworo, una ventitreenne che nel suo paese rischia la morte, molte voci si alzano per chiedere all’Italia di rispettare le convenzioni internazionali e far tornare in Italia la donna. Il gruppo EveryOne, i sindacati confederali, Amnesty e molti altri chiedono al ministro Frattini e ai presidenti delle camere di «attivarsi nell’immediato affinché la ragazza venga ricondotta in sicurezza e al più presto a Bologna».

«Faith Aiworo, 23 anni, è stata arrestata e deportata dall’Italia nel suo paese di origine, la Nigeria, dove rischia il patibolo, in spregio alla Convenzione di Ginevra e alle normative internazionali sulla protezione umanitaria e sussidiaria», spiega il Gruppo EveryOne. Faith è arrivata in Italia nel 2007, dopo aver subito una condanna penale per l’omicidio del suo datore di lavoro, che aveva tentato di violentarla. «Uscita su cauzione, si è rifugiata a Bologna. Secondo le leggi nigeriane e considerato il potere economico e politico della famiglia dell’uomo che aveva provato a stuprarla, Faith potrebbe essere condannata a morte. In Italia non ha ricevuto asilo né permesso di soggiorno umanitario, quindi è divenuta clandestina, in base alla legge 94/2009 [oggetto di una denuncia formale di EveryOne al Consiglio diritti umani dell'Onu, all'Alto commissario per i diritti umani Pillay e al Consiglio d'Europa], e ha ricevuto due decreti di espulsione», prosegue il gruppo EveryOne.

«Quando alcuni giorni fa Faith è stata vittima di un secondo tentativo di stupro, le forze dell’ordine intervenute, l’hanno accompagnata in Questura per denunciare l’accaduto ma qui, anziché ricevere aiuto, è stata espulsa perché senza documenti e trasferita al Centro di identificazione ed espulsione di Bologna. La domanda di asilo predisposta dal legale della donna non ha impedito che questa fosse rimpatriata in Nigeria, dove è già stata arrestata in attesa dell’esecuzione della pena di morte per impiccagione» si legge in una nota unitaria di Cgil, Cisl e Uil. L’uomo è in carcere, ma Faith è stata rinchiusa nel Cie bolognese di via Mattei e il 20 luglio è stata deportata in Nigeria, dove è stata subito arrestata e imprigionata.

Secondo Amnesty International, «in Nigeria la Convenzione delle Nazioni unite sulle donne non ha ancora trovato applicazione e le Autorità hanno regolarmente disatteso il loro compito di esercitare la diligenza dovuta nell’impedire e affrontare la violenza sessuale, sia da parte di attori statali che non statali, contribuendo a creare una radicata cultura d’impunità».

«In Nigeria – sottolineano i tre sindacati confederali – almeno 58 persone sono state giustiziate negli ultimi 12 mesi e Faith potrebbe essere uccisa da un momento all’altro. La Costituzione italiana è contro la pena di morte perché questa rappresenta la violazione più brutale del più basilare dei diritti umani. Ed è per questa ragione che Cgil Cisl e Uil – ancora increduli della rapidità con cui si è deciso e provveduto alla espulsione – condannano l’accaduto e chiedono al governo e alle Istituzioni tutte di attivarsi nei tempi utili per salvare la vita a Faith».

Anche il Gruppo EveryOne, insieme alla Rete antirazzista, «chiede al ministro degli esteri Frattini e ai presidenti di Camera e Senato, onorevoli Fini e Schifani, di avviare nell’immediato attraverso i propri consiglieri diplomatici le procedure di trasferimento sicuro della giovane donna a rischio di vita nel territorio italiano, per scongiurare trattamenti inumani e degradanti o addirittura la sua messa a morte». EveryOne ha inoltre sollecitato un intervento del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Thomas Hammarberg, e dell’Alto commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres affinché intraprendano «con la massima urgenza presso le autorità nigeriane azioni per scongiurare la messa al patibolo di Faith e favorire quindi il suo ritorno a Bologna, dove si è costruita una nuova vita e dove è innegabile il suo diritto all’asilo politico».

Sofia Colmo
 
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