Quest'anno la veglia del 23 agosto sarà dedicata al rientro di Faith Aiworo in Italia. Di seguito pubblichiamo l'appello di Sofia Colmo:
Dopo la deportazione in Nigeria di Faith Aiworo, una ventitreenne che nel suo paese rischia la morte, molte voci si alzano per chiedere all’Italia di rispettare le convenzioni internazionali e far tornare in Italia la donna. Il gruppo EveryOne, i sindacati confederali, Amnesty e molti altri chiedono al ministro Frattini e ai presidenti delle camere di «attivarsi nell’immediato affinché la ragazza venga ricondotta in sicurezza e al più presto a Bologna».
«Faith Aiworo, 23 anni, è stata arrestata e deportata dall’Italia nel suo paese di origine, la Nigeria, dove rischia il patibolo, in spregio alla Convenzione di Ginevra e alle normative internazionali sulla protezione umanitaria e sussidiaria», spiega il Gruppo EveryOne. Faith è arrivata in Italia nel 2007, dopo aver subito una condanna penale per l’omicidio del suo datore di lavoro, che aveva tentato di violentarla. «Uscita su cauzione, si è rifugiata a Bologna. Secondo le leggi nigeriane e considerato il potere economico e politico della famiglia dell’uomo che aveva provato a stuprarla, Faith potrebbe essere condannata a morte. In Italia non ha ricevuto asilo né permesso di soggiorno umanitario, quindi è divenuta clandestina, in base alla legge 94/2009 [oggetto di una denuncia formale di EveryOne al Consiglio diritti umani dell'Onu, all'Alto commissario per i diritti umani Pillay e al Consiglio d'Europa], e ha ricevuto due decreti di espulsione», prosegue il gruppo EveryOne.
«Quando alcuni giorni fa Faith è stata vittima di un secondo tentativo di stupro, le forze dell’ordine intervenute, l’hanno accompagnata in Questura per denunciare l’accaduto ma qui, anziché ricevere aiuto, è stata espulsa perché senza documenti e trasferita al Centro di identificazione ed espulsione di Bologna. La domanda di asilo predisposta dal legale della donna non ha impedito che questa fosse rimpatriata in Nigeria, dove è già stata arrestata in attesa dell’esecuzione della pena di morte per impiccagione» si legge in una nota unitaria di Cgil, Cisl e Uil. L’uomo è in carcere, ma Faith è stata rinchiusa nel Cie bolognese di via Mattei e il 20 luglio è stata deportata in Nigeria, dove è stata subito arrestata e imprigionata.
Secondo Amnesty International, «in Nigeria la Convenzione delle Nazioni unite sulle donne non ha ancora trovato applicazione e le Autorità hanno regolarmente disatteso il loro compito di esercitare la diligenza dovuta nell’impedire e affrontare la violenza sessuale, sia da parte di attori statali che non statali, contribuendo a creare una radicata cultura d’impunità».
«In Nigeria – sottolineano i tre sindacati confederali – almeno 58 persone sono state giustiziate negli ultimi 12 mesi e Faith potrebbe essere uccisa da un momento all’altro. La Costituzione italiana è contro la pena di morte perché questa rappresenta la violazione più brutale del più basilare dei diritti umani. Ed è per questa ragione che Cgil Cisl e Uil – ancora increduli della rapidità con cui si è deciso e provveduto alla espulsione – condannano l’accaduto e chiedono al governo e alle Istituzioni tutte di attivarsi nei tempi utili per salvare la vita a Faith».
Anche il Gruppo EveryOne, insieme alla Rete antirazzista, «chiede al ministro degli esteri Frattini e ai presidenti di Camera e Senato, onorevoli Fini e Schifani, di avviare nell’immediato attraverso i propri consiglieri diplomatici le procedure di trasferimento sicuro della giovane donna a rischio di vita nel territorio italiano, per scongiurare trattamenti inumani e degradanti o addirittura la sua messa a morte». EveryOne ha inoltre sollecitato un intervento del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Thomas Hammarberg, e dell’Alto commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres affinché intraprendano «con la massima urgenza presso le autorità nigeriane azioni per scongiurare la messa al patibolo di Faith e favorire quindi il suo ritorno a Bologna, dove si è costruita una nuova vita e dove è innegabile il suo diritto all’asilo politico».
Sofia Colmo
Dopo la deportazione in Nigeria di Faith Aiworo, una ventitreenne che nel suo paese rischia la morte, molte voci si alzano per chiedere all’Italia di rispettare le convenzioni internazionali e far tornare in Italia la donna. Il gruppo EveryOne, i sindacati confederali, Amnesty e molti altri chiedono al ministro Frattini e ai presidenti delle camere di «attivarsi nell’immediato affinché la ragazza venga ricondotta in sicurezza e al più presto a Bologna».
«Faith Aiworo, 23 anni, è stata arrestata e deportata dall’Italia nel suo paese di origine, la Nigeria, dove rischia il patibolo, in spregio alla Convenzione di Ginevra e alle normative internazionali sulla protezione umanitaria e sussidiaria», spiega il Gruppo EveryOne. Faith è arrivata in Italia nel 2007, dopo aver subito una condanna penale per l’omicidio del suo datore di lavoro, che aveva tentato di violentarla. «Uscita su cauzione, si è rifugiata a Bologna. Secondo le leggi nigeriane e considerato il potere economico e politico della famiglia dell’uomo che aveva provato a stuprarla, Faith potrebbe essere condannata a morte. In Italia non ha ricevuto asilo né permesso di soggiorno umanitario, quindi è divenuta clandestina, in base alla legge 94/2009 [oggetto di una denuncia formale di EveryOne al Consiglio diritti umani dell'Onu, all'Alto commissario per i diritti umani Pillay e al Consiglio d'Europa], e ha ricevuto due decreti di espulsione», prosegue il gruppo EveryOne.
«Quando alcuni giorni fa Faith è stata vittima di un secondo tentativo di stupro, le forze dell’ordine intervenute, l’hanno accompagnata in Questura per denunciare l’accaduto ma qui, anziché ricevere aiuto, è stata espulsa perché senza documenti e trasferita al Centro di identificazione ed espulsione di Bologna. La domanda di asilo predisposta dal legale della donna non ha impedito che questa fosse rimpatriata in Nigeria, dove è già stata arrestata in attesa dell’esecuzione della pena di morte per impiccagione» si legge in una nota unitaria di Cgil, Cisl e Uil. L’uomo è in carcere, ma Faith è stata rinchiusa nel Cie bolognese di via Mattei e il 20 luglio è stata deportata in Nigeria, dove è stata subito arrestata e imprigionata.
Secondo Amnesty International, «in Nigeria la Convenzione delle Nazioni unite sulle donne non ha ancora trovato applicazione e le Autorità hanno regolarmente disatteso il loro compito di esercitare la diligenza dovuta nell’impedire e affrontare la violenza sessuale, sia da parte di attori statali che non statali, contribuendo a creare una radicata cultura d’impunità».
«In Nigeria – sottolineano i tre sindacati confederali – almeno 58 persone sono state giustiziate negli ultimi 12 mesi e Faith potrebbe essere uccisa da un momento all’altro. La Costituzione italiana è contro la pena di morte perché questa rappresenta la violazione più brutale del più basilare dei diritti umani. Ed è per questa ragione che Cgil Cisl e Uil – ancora increduli della rapidità con cui si è deciso e provveduto alla espulsione – condannano l’accaduto e chiedono al governo e alle Istituzioni tutte di attivarsi nei tempi utili per salvare la vita a Faith».
Anche il Gruppo EveryOne, insieme alla Rete antirazzista, «chiede al ministro degli esteri Frattini e ai presidenti di Camera e Senato, onorevoli Fini e Schifani, di avviare nell’immediato attraverso i propri consiglieri diplomatici le procedure di trasferimento sicuro della giovane donna a rischio di vita nel territorio italiano, per scongiurare trattamenti inumani e degradanti o addirittura la sua messa a morte». EveryOne ha inoltre sollecitato un intervento del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Thomas Hammarberg, e dell’Alto commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres affinché intraprendano «con la massima urgenza presso le autorità nigeriane azioni per scongiurare la messa al patibolo di Faith e favorire quindi il suo ritorno a Bologna, dove si è costruita una nuova vita e dove è innegabile il suo diritto all’asilo politico».
Sofia Colmo